La civetta

Stavano neri al lume della luna
gli erti cipressi, guglie di basalto,
quando tra l’ombre svolò rapida una
                                   ombra dall’alto:

5 orma sognata d’un volar di piume,
orma d’un soffio molle di velluto,
che passò l’ombre e scivolò nel lume
                                   pallido e muto:

ed i cipressi sul deserto lido
10 stavano come un nero colonnato,
rigidi, ognuno con tra i rami un nido
                                   addormentato.

E sopra tanta vita addormentata
dentro i cipressi, in mezzo alla brughiera
15 sonare, ecco, una stridula risata
                                   di fattucchiera:

una minaccia stridula seguita,
forse, da brevi pigolii sommessi,
dal palpitar di tutta quella vita
20                     dentro i cipressi.

Morte, che passi per il ciel profondo,
passi con ali molli come fiato,
con gli occhi aperti sopra il triste mondo
                                   addormentato;

25 Morte, lo squillo acuto del tuo riso
unico muove l’ombra che ci occulta
silenziosa e, desta all’improvviso
                                    squillo, sussulta;

e quando taci, e par che tutto dorma
30 nel cipresseto, trema ancora il nido
d’ogni vivente: ancor, nell’aria, l’orma
                                    c’è del tuo grido.

2. guglie: corpi di forma piramidale e allungata.
4. ombra: ombra della civetta
5. orma: impronta, segno, presenza; si riferisce all’ombra che la civetta in volo lascia sul sottobosco, come fosse un’impronta.
6. soffio: è il suono della corrente d’aria che l’uccello genera in volo.
9. lido: striscia pianeggiante di terra; per estensione, regione, luogo, terra in generale.
16. fattucchiera: strega.
18. sommesso: suono lieve, appena percepibile.


Analisi

Autore: Giovanni Pascoli
Raccolta: Myricae
Sezione: Creature
Numero: VI
Data: 1890
Metrica: otto strofe saffiche

Parafrasi

I-III strofa. Gli erti cipressi, guglie nere come il basalto, stavano al lume della luna, quando tra le loro ombre volò rapida un’ombra: orma sognata di un volar di piume, orma di un soffio molle come il velluto, che passò tra le ombre (dei cipressi) e scivolò nel lume pallido e silenzioso della luna: e i cipressi stavano sul terreno deserto come un colonnato nero, rigidi, ognuno con un nido addormentato tra i rami.

IV-V strofa. E sopra tanta vita addormentata dentro i cipressi, in mezzo alla brughiera ecco risuonare una risata stridula di una strega: una minaccia stridula, forse, seguita dal palpitar di tutta quella vita dentro i cipressi e da brevi pigolii sommessi.

VI-VIII strofa. Morte, che passi per il cielo profondo, passi con ali molli come il sospiro, con gli occhi aperti sopra il triste mondo addormentato; Morte, lo squillo acuto del tuo riso smuove l’ombra che ci occulta silenziosa, lo squillo improvviso risveglia e fa sussultare; e quando taci, e pare che tutto dorma nel cipresseto, trema ancora il nido di ogni vivente: c’è ancora nell’aria l’orma del tuo verso.

Figure retoriche

Personificazione: Morte (v 21, 25)
Antitesi: neri-lume (v 1), ombre-lume (v 7)
Ipallagi: soffio molle (v 6) molle si riferisce alle ali morbide (v 22)
Sinestesie: soffio molle (6 ), pallido e muto (v 8), ombra che ci occulta silenziosa (v 26, 27), orma-grido (v 31, 32)
Anafore: Morte (v 21, 25), addormentato (v 12, 13), squillo (v 25, 28)
Similitudini: cipressi […] come un nero colonnato (v 10), ali molli come fiato (v 22)
Metafore: cipressi-guglie di basalto (v 2)

Analisi e commento

Il componimento chiude la sezione Creature in cui il tema dominante è quello della morte. La poesia si fonda tutta sull’analogia/personificazione civetta-morte. Questo binomio può sembrare inusuale ai nostri tempi, ma non era così al tempo di Pascoli: già nella civiltà egizia – e poi nel Medioevo – la civetta, detta anche nottola, era considerata presagio di morte e un segno della presenza di streghe; da qui anche il termine fattucchiera al verso 16.

Alla figura della civetta si accosta anche quella del cipresso: nella cultura classica tale albero significava proprio morte e lutto. Pascoli usa la simbologia del cipresso anche nelle poesie Nel cuore umano e Fides.
Anche il termine nido fa parte della poetica pascoliana: è simbolo della vita ed esprime il concetto di casa, famiglia e luogo sicuro.

Il componimento si divide in tre parti a cui corrispondo tre scene:
1. Strofe I-III: sono soprattutto descrittive e presentano un paesaggio oscuro. I cipressi si stagliano neri davanti a un cielo notturno, tenuamente illuminato dalla luna, la cui luce è pallida. Il terreno su cui gli alberi si ergono è deserto, privo di vita, poiché tutti gli animali si stanno riposando, tranne uno: la civetta.

2. Strofe IV-V: il riso stridulo del rapace notturno sveglia i nidi nascosti dentro i cipressi e, forse, se il lettore non è rimasto troppo turbato dal verso della civetta, potrà sentire i tenui pigolii dei pulcini.

3. Strofe VI-VIII: la civetta personifica la morte, il suo verso è il presagio di essa e il soffio generato dalle ali è il suo sospiro. In questa scena il grido della nottola si fa universale e si rivolge a tutti gli uomini, al triste mondo addormentato. Gli uomini, volenti o nolenti, consapevoli o addormentati, sono sempre silenziosamente coperti dall’ombra della morte. La nottola – ovvero la Morte – ogni tanto si leva in volo e, con il suo grido, desta e fa sussultare gli uomini dal sogno della vita, ricordando loro l’inesorabilità della morte.

Verso della civetta (Athene cunicularia)
Vanitas (Putto con teschio, specchio e civetta), Guercino
1640 circa, Galleria dell’Accademia Tadini
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