Ultimo dono

Perché m’apersi il dì in cui il cuor mi persi
l’uscio bianco e lieve della tua culla?
Giunsi solo per viver dì diversi,
invece incontrai te, amabil fanciulla.
5 Era estate e solei legger le carte
all’ombra della stanza tua nascosta.
Dimenticar non posso ché fu sorte:
la pria favella fu il mio appello posta.

Andai a voltare il grano e tu con me
10 fra gli odorosi campi e il dolce vento,
chissà che pensier soavi tra sé e sé
facevan l’augelli intondando il canto
che allora ben intender non potemmo.
Che occhi celesti e maniera complita
15 vidi quei mesi e un dì ci salutammo;
volsi e scorsi l’amor della mia vita.

Vivemmo insieme dì d’eterno sogno,
stesi vicin, l’un l’altro l’occhi intesi,
mi parea di mirar cerulei segni
20 del ciel, che mai volei fossero offesi.
E che lunghe storie ci raccontammo
e qual risi e desii per il futuro,
qual tenere lusinghe ci scambiammo:
te dolce e quieta, me bello e maturo.

25 Mai dimenticherò il tuo porger l’acque
quando le membra mie vivean l’impresa,
l’aere, l’intorno e il mondo intero tacque
non appena capì la dolce intesa.
Lì ci guardammo forte e s’arse il core
30 e a te le gote dell’albo tuo viso,
che fil di fuoco di legava, che ardore!
Mai volei da te ch’ïo fia diviso.

Mai dimenticherò il tramonto passato
a renderti immortale in foto e mente,
35 e le notti trascorse in grembo stellato
con gerbere rosa in chioma e ridente.
Mai dimenticherò l’ore in preghiera
mossi da Chi ci mirava dall’alto…
e concesse di viver quella sera
40 che l’uno dolcemente legò all’altro.

Giunse inatteso il dì pien di rugiada,
quando porsi il saluto a me e alla culla
andando via per l’arida strada
su cui non più tornasti da fanciulla.
45 Passarono l’anni, ma non l’ardore
e la speranza di vederti ancora,
di trascorrer nuovamente ore ed ore
tra sguardi, notti e i racconti d’allora.

Non furon albe senza il tuo pensiero
50 o calò sui desii l’oscurità
per te d’uomo matur, bel e sincero
e d’una vita di felicità.
Non mancaron i sogni ad occhi aperti
eppur venir meno le certezze,
55 ma non l’ardente voglia di vederti,
accarezzarti e darti sicurezze.

Lacrimata poesia ora vola da lei
e dille tutto ciò che t’ho scritto
che dir non mi concesse e non potei
60 ché fui dal fato o dall’error trafitto.
Pregala bassa e piangente perdono
e chiedile di non dimenticare,
infin porgiti tu in ultimo dono
e dille: mai più avrò forza d’amare.

A colei che porta il nome della
Cara terra rimpianta e natìa.

2. lieve: leggero, perché fabbricato con un legno poco denso.
5. solei: arc. solevi.
7. ché: lett. perché.
8. la […] posta: parafrasando: la prima parola che mi fu posta fu il mio nome.
12. augelli: uccelli.
14. complita: arc. cortese, gentile.
16. volsi: mi voltai a guardare indietro.
32. fia: fossi.

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