Anniversario (III)

Già li vedevo gli occhi tuoi, soavi
seguirmi sempre per il mio cammino,
chinarsi mesti sul mio capo chino,
volgersi, al mio dubitar, dubbiosi e gravi.

5 Come col dolor tuo mi consolavi,
come, o cuore vivente oltre il destino!
come al tuo collo ti tornai bambino
piangendo il pianto che su me versavi!

Or che rivivo alfine, or che trovai
10 ah! le due parti del tuo cuore infranto,
ora quell’occhio più che mai materno…

No: tu con gli altri, al freddo, all’acqua, stai,
con gli altri, solitari in camposanto,
in questa sera torbida d’inverno.

31 di dicembre 1891


6. destino: morte, destino di tutti gli uomini.
9. alfine: finalmente.
13. camposanto: il significato è quello di cimitero, ma è un termine specifico che Pascoli usa per riferirsi al luogo dove sono sepolti i suoi famigliari; per tutti gli altri luoghi di sepoltura usa il termine “cimitero”.
14. torbido: oscurato, contrario di limpido e trasparente, ma, per estensione, significa anche turbolento.


Analisi

Autore: Giovanni Pascoli
Raccolta: Myricae
Sezione: Ricordi
Numero: XII
Data: 1891
Metrica: sonetto

Parafrasi

I-II strofa. Già vedevo i tuoi occhi affettuosi seguirmi sempre per il mio cammino, chinarsi tristi sul mio capo chino e volgersi dubbiosi e preoccupati al mio esitare. Come mi consolavi con il tuo dolore, come, o cuore vivente oltre il destino! Come tornai bambino al tuo collo piangendo le lacrime che versavi su di me!
III-IV strofa. Ora, finalmente, rivivo poiché -ah!- ritrovai le due parti del tuo cuore infranto ed ora quell’occhio si mostra più che mai materno. No: tu stai con gli altri famigliari, solitari nel camposanto, al freddo, alla pioggia e anche in questa sera oscura e turbolenta d’inverno.

Temi

Occhi protettivi della madre
Ricostruzione del nido famigliare
Inesorabilità della morte

Analisi metrica e sintattica

Si tratta di un sonetto, struttura tipica della composizione giovanile di Pascoli e della sezione Ricordi di cui il componimento fa da chiusura. Il ritmo è lento, sono, di fatto molte le interpunzioni come virgole, punti esclamativi e di sospensione. La prima quartina presenta le consonanti -s, -l, -v, responsabili del suono dolce dei versi che è potenziato dall’avverbio già, ad inizio verso, che sembra introdurre il lettore in un discorso iniziato precedentemente. Il vocabolo è subito seguito dall’imperfetto vedevo, insieme contribuiscono a creare un’atmosfera di abbandono ai ricordi.
Le strofe sono separate da un distacco dei tempi verbali: le quartine sono al passato, le terzine al presente.

Figure retoriche

Paronomasia: dubbiar-dubbioso (v 2)
Allitterazioni: -s, -c (I strofa), -c, -m, -n (II strofa)
Anafore: or, ora (III strofa)
Metonimia: acqua per pioggia (v 12)

Commento

Gli occhi materni sono al centro del componimento: sono soavi, dolci e amorevoli, espressione dell’amore materno, ma sono anche veglianti sulla crescita (cammino) del bambino; sono tristi quando il figlio è afflitto (capo chino) e preoccupati e pensierosi quando il figlio è esitante nelle sue scelte o nelle scelte della stessa madre. Pascoli riesce così a descrivere, in quattro versi e per mezzo degli occhi, l’amore di una madre, ma non si ferma qui. La madre, vedendo il dolore del bambino e addolorandosi, riesce paradossalmente a consolarlo: è la forza dell’amore tra figlio e madre, il storge (στοργή) greco. Il topos della lacrima condivisa sottolinea ulteriormente l’amore madre-figlio: le lacrime cadono sul volto di Pascoli che a sua volta le riversa piangendo.

L’amore materno sembra, per il poeta, riuscire a sopravvivere alla morte e a diventare più sentito quando Pascoli riesce a riunire, nella stessa casa, le due parti del cuore infranto della madre, le due sorelle Ida e Maria, ricomponendo, perciò, il nucleo famigliare. Tuttavia, il sentimento è solo un’illusione, che viene portata allo scoperto da un secco No. La madre non è più vicina a Pascoli e non può esserlo perché sepolta nel cimitero, al freddo, alle intemperie e soprattutto nella solitudine, pur essendo fisicamente vicina agli altri membri della famiglia Pascoli sepolti con lei.

© 2020-2024 ilbiancospino

Precedente Stelle del settentrione Successivo Lillà